martedì 24 febbraio 2015, 14:59
DOVE NASCE IL GUAIO
- Secondo l'articolo 201 del Codice della strada, "qualora la violazione non possa essere immediatamente contestata, il verbale, con gli estremi precisi e dettagliati della violazione e con la indicazione dei motivi che hanno reso impossibile la contestazione immediata, deve, entro 90 giorni dall'accertamento, essere notificato all'effettivo trasgressore. Oppure, quando questi non sia stato identificato e si tratti di violazione commessa dal conducente di un veicolo a motore, munito di targa, a uno dei soggetti risultanti dai pubblici registri alla data dell'accertamento". Il Comune di Milano interpreta così la regola: i 90 giorni possono scattare da un qualsiasi momento. Se il vigile esaminasse nel febbraio 2017 la foto di un'infrazione del febbraio 2015, i 90 giorni si conterebbero da febbraio 2017. Nel caso preso in esame dal Giudice di pace con sentenza 1189/15, l'infrazione era del 7 giugno 2014, e la notifica del 20 novembre 2014. Pazzesco. E anche un po' ridicolo, almeno in un Paese che si reputa civile.
DIFFICILE CHE CAMBI QUALCOSA...
- Non è bastata la Corte costituzionale a far cambiare orientamento al Comune di Milano. Non sono sufficienti la Prefettura, il ministero dell'Interno, il ministero dei Trasporti. Non bastano neppure le continue sconfitte che il Comune riceve davanti al Giudice di pace. Il motivo? Chissà. Forse alla fine le casse del Comune vengono riempite ugualmente con le multe pagate. Sono molte di più le contravvenzioni pagate di quelle per le quali ci si oppone. E poi ci sono quei pesantissimi 43 euro di tassa allo Stato sul ricorso che giocano parecchio a favore degli enti locali, facendo da deterrente contro le opposizioni: questo le amministrazioni lo sanno benissimo. Quella tassa è una lesione dei diritti alla difesa dell'automobilista: un balzello molto amico dei Comuni (i quali incassano oltre due miliardi di euro l'anno in verbali!). Amministrazioni che non pagano nessuna penale per le multe annullate...