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Quando Sergio Marchionne parla fa sempre discutere. Ed oggi all’assemblea degli azionisti Fiat, annuncia che “stiamo vivendo un altro gioco pericoloso, un nuovo tiro al bersaglio contro la nostra azienda”. Non è colpa della stampa, questa volta, ma “delle dichiarazioni di alcuni esponenti del mondo politico, sindacale e a volte imprenditoriale. La Fiat non pretende di essere salutata ogni giorno con le fanfare, ma non troviamo giusti nemmeno i fischi gratuiti, ci piacerebbe vedere un po’ di equilibrio”. Dal punto di vista diplomatico, non è certo un bel periodo per il gruppo torinese, basti pensare al tira e molla con il governo sulla questione ecoincentivi.
Ma non solo: è di pochi giorni fa la diffusione di alcune presunte indiscrezioni sul piano industriale che Fiat presenterà a metà aprile. Si parlava, fra le altre cose, anche di altri 5.000 esuberi, in un periodo già non facile con la chiusura già annunciata di Termini Imerese. Indiscrezioni presto smentite da Marchionne: “Al momento il Gruppo è impegnato nella preparazione del Piano Strategico per il 2010-2014 e qualsiasi anticipazione giornalistica è assolutamente prematura e priva di ogni fondamento”.
Marchionne, poi, si riferisce a quanto sostengono molti luoghi comuni che tanto valevano per il passato ma forse oggi non sono più così attuali. “Nessuno può dire che viviamo alle spalle dello Stato o che vogliamo abbandonare il Paese. Crediamo nel futuro italiano del Paese - ha aggiunto - quello che va bene per l’Italia va bene anche per noi, ma non esistono rapporti a senso unico”. Per questo motivo, Marchionne ha chiesto “rispetto per la Fiat, che fa delle gran belle macchine”, e ha ricordato che le va riconosciuta “libertà di agire nel contesto mondiale”. “Ogni azienda - ha detto al riguardo - ha il diritto e il dovere di fare le proprie scelte”.
Fonte Autoblog.
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