La BMW Gina è il prototipo di una spider capace di cambiare forma, grazie ad una carrozzeria realizzata in uno speciale tessuto. La BMW Gina (Geometry and Functions In N Adaptions) cambia forma grazie ad una struttura elettroidraulica comandata dal conducente: attivando i fari, questi vengono svelati da un movimento fluido del tessuto della carrozzeria, mentre nella parte posteriore prende forma uno spoiler e le portiere cambiano profilo migliorando l'aerodinamica quando si raggiungono alte velocità. Un'atra particolarità è che il motore e le porte si aprono con un effetto mai visto: sembra che la carrozzeria si tagli letteralmente in due.
Il Light Visionary Model consente d'accedere al vano motore attraverso una apertura a bustina, senza che si formino antiestetiche pieghe nella carrozzeria, grazie ad una realizzazione raffinatissima capace d'unire forma e funzione.
L'opaco tessuto riesce a far passare la luce, nascondono i fari posteriori e gli indicatori di direzione fino a quando non vengono accesi.
Dal punto di vista meccanico, la vettura è assemblata su di un telaio d'alluminio, mentre il motore è un poderoso V8 da 4.4 litri, abbinato ad un cambio automatico a sei rapporti, la cui potenza è scaricata a terra su cerchi in lega leggera da 20 pollici.
Uno dei fondamentali della filosofia Gina è d'includere nel processo creativo di design i potenziali offerti dai nuovi materiali e dalle innovazioni nel campo della progettazione, così come di mettere in dubbio i processi di produzione ed i materiali attualmente utilizzati. Questa visione prevede che le soluzioni individuate non debbano essere necessariamente adatte all'impiego nella produzione di serie; il loro fine primario è d'orientare la creatività e la ricerca in nuove direzioni. Il prototipo si presenta con una pelle esterna quasi completamente esente da linee d'unione, che si estende come un materiale tessile flessibile sopra una sotto-struttura mobile. La riduzione all'essenziale e l'adattamento ai desideri del conducente intensificano la carica emotiva dell'automobile.
Le superfici che si avvolgono su se stesse e l'estetica degli elementi concavi e convessi derivata dalle reazioni del materiale, sono state integrate nel design. Gli obiettivi definiti nella filosofia Gina sono stati realizzati attraverso il ricco know-how degli ingegneri di produzione e la loro capacità di mettere in dubbio le metodologie tradizionali. Così è nato un linguaggio formale che ha arricchito l'estetica e l'espressività di un design che riflette la personalità del prodotto, ma anche i relativi metodi di produzione. Nella definizione della forma si è adottato intenzionalmente l'interazione tra splines come linee caratteristiche e l'andamento naturale di superfici tese concave e convesse. Nella lavorazione dei materiali degli interni i designer si sono lasciati ispirare dalla tecnica tradizionale giapponese di piegatura della carta. Attraverso processi speciali di taglio al laser e di piegatura, le lamiere bidimensionali sono state trasformate in una stabile struttura tridimensionale.Buona
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